300 MA ANCHE DI PIU'

27.12.2020 15:12

La sveglia suona alle 3,45  di mercoledì 16 settembre ma in realtà ho già gli occhi aperti , c’è un po di emozione perché  oggi è un giorno speciale ,  provero’ ad andare  da Vergiate a Sanremo pedalando sulla mia fedele bici  con lo scopo di superare i 300 km . Mi alzo ,mi sembra di essere già stanco ,mi dico che devo essere proprio pirla per mettermi a fare una cosa cosi’ a 72 anni , in passato l’hanno fatta in tanti dell’ASD Nazionale ,  pero’forse  erano un po piu giovani . Inizio a vestirmi  e di colpo succede quella cosa strana che solo i ciclisti conoscono, è quella sensazione che provi  quando indossi quei pantaloncini e quella maglietta attillata arancione e, quando impugni il manubrio della bici per portarla fuori, tutto passa per miracolo e senti una forza dentro che annulla tutti i timori .

Fuori in strada mi aspetta Flavio , sarà il mio fido compagno di viaggio e di pedalata, è lui che ha tracciato il percorso. Flavio non chiacchera molto, ma pedala forte , ha esperienza e una grande resistenza. Un selfie e poi  partiamo al buio , il giorno prima avevo comprato un fanale per la bici , funzionerà?

La prima sorpresa è positiva , funziona alla grande , illumina anche lontano con sciabolate di luce qua e là quando ti alzi sui pedali e la bici oscilla. 

Siamo sui canali, direzione Turbigo , l’aria è frizzante ma non fredda , il silenzio è totale ,  solo il  rumore delle ruote che rotolano e quella strana e non proprio piacevole sensazione di volare quando , causa il buio, non hai un preciso riferimento con il terreno , passano in fretta Turbigo, Galliate , Romentino, Trecate dove finalmente comincia a fare luce ,   prima breve sosta a Mortara per un caffè .

Da li prendiamo direzione Alessandria , attraversiamo la campagna in piena pianura Padana seguendo una strada pressochè deserta , ma anche con un brutto asfalto che non ci favorisce ,viaggiamo a velocità costante tra 28 e 32 kmh,, dentro Alessandria sbagliamo strada , dobbiamo fare un dietro front ma alla fine usciamo sulla direzione giusta per la nostra prossima meta : Acqui Terme.

Ad Acqui Terme , inizia la salita del Sassello , è una salita come si dice in gergo “pedalabile” ma è lunga ben 30 km. Ad inizio salita abbiamo il primo contatto telefonico con "l'ammiraglia: è in arrivo come puntualmente previsto. Arrivati in piazza a Sassello abbiamo un appuntamento con la macchina  di appoggio con Loris e Meri , non possiamo che ringraziarli per la loro disponibilità , piu’ avanti ci renderemo conto quanto sia importante il loro appoggio .  Loris ci porta da bere e a lui affidiamo tutto il peso superfluo.  Meri invece  come sempre sorridente ci scatta foto e ci riprende con la Go Pro... mi chiede : “Alora ,cuma l’è Alberto , ti se strac ?”  In effetti non ci abbiamo pensato ma abbiamo già percorso 150 km , praticamente a metà dell’opera e sia io che Flavio siamo freschi come delle rose , solo un po di sete . Ripartiamo , ma al km 191, scendendo da Sassello, succede qualcosa che assolutamente non era  previsto, il mio Garmin si blocca , non va piu avanti ,   ora bisogna dire che il vero nostro obbiettivo era superare i 307 km che risultava il record di percorrenza 2020 su STRAVA ,  mi ero preparato per mesi, allenamenti e uscite sempre piu lunghe , e  adesso quello stupido oggetto stava rovinando tutto. La cosa mi fa infuriare e mi manda un po fuori di testa , voglio  abbandonare e fermarmi li ,  ma per fortuna c’è con me Flavio che è un tipo calmo e riflessivo ,che mi convince a continuare , il suo Garmin funziona e useremo quello per il nostro obiettivo, grazie Flavio mi hai riportato alla ragione .  Completiamo la discesa fino ad Albissola ed imbocchiamo l’Aurelia e da li finisce l’innamoramento  per il percorso ed iniziano i problemi.  Ecco , vediamo il mare ,  sembrerebbe affascinante  pedalare lungo la costa con il profumo della salsedine , la brezza marina e tutte le romanticherie collegate ; ma dopo 200 km la realtà è un'altra , cominciando dal vento , non si sa perché ma per i ciclisti il vento è sempre contrario  ,  la velocità cala la fatica aumenta . E’ una giornata calda e il nostro pensiero fisso è “sete,sete,sete”  , la macchina di appoggio ci rifornisce ,  la Meri mi porge una bottiglia di acqua freschissima e una rigenerante coca cola ,  a fine pedalata avremo bevuto circa 5 litri a testa , ma sull’argomento alimentazione commetto un errore che alla fine risulterà determinante .  Caldo sete, fatica per assurdo tolgono l’appetito e cosi’ senza rendermi conto mangio pochissimo , un micropanino, barretta e gel , tanto gel ,  ma i gel sono principalmente zuccheri a rapida assimilazione che servono per poco e soprattutto mai abusarne.

I centri abitati si susseguono Savona , Spotorno, Finale Ligure Ceriale , Albenga   .  Oltre al vento e la fatica si stà delineando un ulteriore difficoltà cui non avevamo pensato, attraversare i centri abitati è davvero uno stress , semafori, traffico , le macchine che ti passano di fianco a pochi cm ,  il massimo lo raggiungeremo ad Imperia dove siamo letteralmente immersi tra le macchine come due anonime pecore in un gregge .    Come se non bastasse oltre ad un  mal di stomaco stà venendo avanti una certa nausea , che mi toglie ancora di piu’ la fame e, cigliegina sulla torta iniziano i capi dell'Aurelia , le salite che aggiungono fatica su fatica : Capo Cervo , capo Mimosa, Andorra fin che, il capo Berta, dopo 270 km. ti arriva come una bastonata sulle gambe. Qui, come inizia la salita, sento qualcosa che non va , come  una mano invisibile che  mi trattiene per il sellino ,  c’è sicuramente una ruota frenata,  mi fermo , controllo , tutto ok , riparto ,stessa storia , mi rifermo, riparto fino finalmente  a capire cosa stà succedendo , è la fatica che mi ha fatto letteralmente finire la benzina , le gambe non hanno piu’ watt per spingere . Per fortuna mi ricordo chi sono : un ciclista del NAZIONALE, per di piu’ testardo e bastardo se serve,   cosi sbuffo mi alzo sul sellino , ondeggio come quando scuotevamo il motorino senza benzina per ricuperare le ultime gocce  e alla fine piano piano arrivo in cima dove Flavio, il più giovane, mi aspetta, stacco le mani dal manubrio le allargo e mi godo l’aria dei primi metri di discesa.  Prima citavo il sellino , quando si fanno questi chilometraggi , ore e ore seduti è inevitabile avere qualche sofferenza al soprasella ,  ma a me dopo 270 km ad un certo punto sembrava di avere un nido di vespe nel fondello. Eccoci ad Imperia qui prendiamo la bellissima ciclabile , ha piu’ corsie , pedoni , bici con i due sensi di marcia ,  una meraviglia? Non proprio perché ci sono delle gallerie e prendo degli spaventi perché incroci "ciclisti" senza luce e fuori dalla loro corsia . Passiamo San Lorenzo i km sono 302 , ne mancherebbero 9 a Sanremo ,  ma la nausea ha preso il sopravvento ,l’uso eccessivo di gel crea questo problema e per fortuna non ho dissenteria perché  davanti agli occhi mi passa  l’immagine di Dumoulin che al giro d’Italia per eccesso di gel è costretto a fermarsi di colpo e in diretta tv calarsi le braghe per un bisogno impellente ,  la cosa mi spaventa e dopo 11 ore e 30 minuti di bici dico BASTA, almeno l’obbiettivo dei 300 km è raggiunto.  Mi siedo sul marciapiede sul bordo della ciclabile , poco dopo Loris e Meri ci raggiungono , Meri mi vede li a capo chino  , si abbassa verso di me : “Alberto, ti ste begn? “  ,   si divina creatura , sto’ bene , solo parzialmente deluso di non aver fatto bottino pieno ; salgo in macchina , mangiamo qualcosa e improvvisamente ritroviamo le energie , ma ormai è fatta , ho imparato a mie spese quanto sia importante l’alimentazione . piu tardi a cena  prima ringrazio i miei compagni di viaggio , sono stati grandi, ma poi sono un po taciturno , cosa strana per me che di solito sono un fiume di parole , se ne accorge la Meri che mi dice : “ Ti parlat no Alberto ?” . Hai ragione ,ma noi ciclisti siamo fatti cosi! , invece di goderci il meritato riposo ,stiamo già  pensando che questa esperienza non sarà l’ultima , ho imparato molte  cose e il prossimo anno riproveremo, sicuro che riproveremo e,...... non saranno solo 302: con le gambe, le unghie e con i denti.

 

 

                                                                                       Alberto Schiavulli